Allora mettetevi belli comodi con una bibita fresca perche' dopo la
prima e la
seconda puntata questa terza e ultima puntata sul matrimonio di Arista e' decisamente lunga, lunga, lunga!
La sera prima del matrimonio vero e proprio, nelle case delle famiglie dei due sposi, iniziano ad arrivare amici, parenti e vicini per chiacchierare sui festeggiamenti che si terranno il giorno successivo e
‘tenere compagnia in attesa che cominci la festa’. I padroni di casa si bullano di quanto hanno organizzato le cose in grande, i vicini antipatici e strafottenti cercano di trovarli in fallo su qualche punto dell’organizzazione della festa sottovalutato o elencando le miriadi di cose che si potevano fare ‘di piu’ per fare una festa ancora migliore, solitamente ottenendo il risultato che il malcapitato padrone di casa decida la mattina seguente di effettuare modifiche e spendere ancora piu’ soldi per aumentare la magnificenza della festa, gli amici passano a dare consigli, in questo caso sulla fatidica
‘prima notte’. Quindi alla fine della fiera, fanno una serata di festa di addio al nubilato e celibato rispettivamente ma senza spogliarellisti, donnine eccetera, alla vecchia maniera insomma.
Io non sono andata da Arista, ero stanca, sarei dovuta andare da sola e mi hanno detto che non e’ consigliabile girare di notte da sole in questa zona (hihihihi, quando le strambe dicerie tornano utili diventano sempre piu’ ragionevoli!)
Sono andata il giorno dopo, prima che cominciasse la festa, con il mio sacchettino contenente il vestito da festa, pronta per essere truccata e acconciata come era stato deciso.
La truccatrice parrucchiera con la sua assistente impicciosissima (tutto il mondo e’ paese!) mi ha fatto sdraiare sul letto per truccarmi mentre la compare mi faceva il terzo grado. Dopo aver riso per mezz’ora dell’incompetenza dei truccatori occidentali che, pensa un po’, truccano la gente da seduta, mentre una mi distraeva l’altra…
Zacchete! Con un colpo secco e deciso di lametta da rasoio d’antiquariato mi ha fatto saltare le sopracciglia quasi del tutto.
Mentre ringraziavo il cielo che non mi avesse ferito con quel pezzo di ferro arrugginito e stavo per afferrarla alla giugulare per recidergliela come fanno quelli della Coop li’ da voi, lei tira fuori degli adesivi appositamente ritagliati e me li appiccica sulle palpebre. Si, degli adesivi! Hanno gli occhi piccolini e poco spazio e la palpebra gli si ripiega su se’ stessa quando aprono gli occhi non come succede a noi, ma con una piega doppia (non l’avevo mai notato fino a quel momento), quindi per evitare che il trucco si impiastricci tutto applicano questo adesivo sulla palpebra che la rinforza e evita che si ripieghi quando l’occhio si apre. E’ assurdo!
Io pensavo a come l’avrei staccata una volta a casa, a che diavolo di tipo di colla poteva avere quell’adesivo in un posto dove tutti mettono nel cibo sostanze che danno problemi neurologici decisamente gravi (non e’ sarcasmo, giuro, chi vive in Asia sa di cosa parlo), e stavo per chiederle se almeno erano adesivi fatti apposta per quello scopo quando c’e’ stato un attimo di scompiglio. Cercavano tutti una boccetta di colla che era stata imprestata per aggiustare degli adesivi applicati sulla faccia della sposa, e quando e’ stata trovata c’e’ stato il dilemma a riguardo del colore del cappuccio di quella boccetta. Io mi ero distratta per via dell’altra colla, quella sull’adesivo sulla mia palpebra e così non avevo capito bene la questione. Quando un istante dopo ho visto la truccatrice prendere un’altra boccetta di colla, identica se non per il colore del cappuccio, e usarla per incollare l’interno di una ciglia finta, ho capito che il dilemma sul cappuccio invertito della boccetta di colla mi riguardava piu’ di quanto credessi.
Ma tanto e’ inutile ribellarsi, la donna e’ bella corposa e decisa, ha truccato 8 bambine che si dimenavano come matte oltre alla sposa, le sue sorelle, la madre ecc… insomma, quel giorno ne aveva viste troppe per non rispondermi si, si hai ragione e incollarmi con fare deciso la ciglia dalla colla non meglio dichiarata sul mio povero occhio.
Ormai ero rassegnata all’idea di diventare ceca da lì a poco, quindi le ho lasciato finire di impiastricciarmi con la matita le sopracciglia e le labbra senza ulteriori discussioni.
Finito con la faccia ha attaccato con i capelli. Una cotonata così non l’avevano mai vista i miei capelli, davvero. Sembravano quelli di Melanie Griffith nella prima parte di Una donna in carriera! E’ riuscita a fare uno chignon di dimensioni enormi racchiuso in una retina con una manciata di capelli lunghi poco piu’ delle spalle che non avete idea.Poi con i capelli rimanenti ha fatto un’onda laccata che sembrava di plastica (aveva una bombola di lacca di dimensioni improbabili) sul davanti e ha coronato (e’ proprio il caso di dirlo) la sua giornata di lavoro con la posa di una coroncina di bigiotteria tempestata di diamanti.
Ah che soddisfazione era stata per lei truccare e acconciare una bianca e per di più bionda. La sua fierezza era arrivata a dei livelli stratosferici.
Bon, finito? Quindi posso guardarmi allo specchio finalmente? Era ora!
Avete presente una bambola. Uguale. Ciglioni finti che più finti non si può, labbrone ‘sagomate’ a boccuccia di rosa, chignon con onda e coroncina di diamanti, e dulcis in fundo (e qui ho davvero temuto per la mia salute) per fare pandan con la coroncina si e’ tanto gentilmente staccata gli orecchini dai lobi per cedermeli per la serata.
No ma guarda, davvero, i miei buchi ormai sono chiusi da anni,… sembra che ci siano ma in realtà non posso mettere gli orecchini… davvero si sono risaldati, praticamente sigillati… Secondo voi e’ servito a qualcosa? No. Infatti.
Tutto ciò e’ successo con amiche e parenti della sposa che entravano per vedermi truccare, signore anziane che da dietro la finestra socchiusa sbirciavano con stupore, e ragazzi e uomini che nella sala antistante alla camera sfruttavano l’andirivieni per intravedere cosa stava succedendo.
Una volta finito tutte le ragazze presenti hanno logicamente voluto la foto di rito con la straniera in abito e acconciatura da festa.
E subito ho capito che in realtà Yanti aveva proprio ragione, non era per paura di un licenziamento in tronco che dipendenti e fornitori non si sarebbero osati a prendermi in giro. Ero proprio bella ed elegante così conciata secondo loro!
Subito dopo e’ stato celebrato il matrimonio.
Arista e’ venuta a cambiarsi d’abito nello stanzino del trucco e, agitatissima, e’ uscita seguita da tutte noi per sedersi a terra su delle stuoie a fianco del futuro marito, di fronte ai due religiosi che hanno celebrato il rito. Noi tutte eravamo dietro di loro, e ai lati del basso tavolino a cui erano seduti c’erano i due padri, della sposa e dello sposo.
Il rito era quello musulmano; in altri matrimoni a cui siamo stati qui abbiamo visto che questa parte si svolgeva tra il futuro marito e il padre della sposa.
La sposa se ne stava seduta da un’altra parte, per conto suo, mentre il padre, il fidanzato e i due religiosi pronunciavano le formule di rito e firmavano i documenti.
Praticamente la sposa non era presente.
Ora apro una piccola parentesi, perché quando ci vuole ci vuole. Io rispetto le usanze degli altri (altrimenti non avrei avuto in faccia quelle due colle sospette quel giorno, e non morirei di caldo a 35 gradi tutti i giorni con pantaloncini sotto il ginocchio e maniche alle magliette, non mangerei o berrei tutte le schifezze disgustose che ti offrono quando vai a trovare qualcuno e che mi fanno stare seduta sul bagno per due giorni, e non mi porterei la mano al cuore dopo aver salutato qualcuno) ma come si fa??? E‘ uno schifo.
Decisamente non mi ritengo una femminista o una paladina delle pari oppurtunita’ dal momento che penso che ci siano lavori non adatti alle donne, che ritengo assurdo che una stia a casa un anno e mezzo in maternità, e mille e mille altre cose che non centrano davvero nulla con questo post sul matrimonio di Arista. Ma questo è troppo.
E lo ripeterò ancora una volta: Ma come si fa??? E’ uno schifo.
Non mi dilungo oltre, tanto e’ uno schifo (!), chiusa parentesi.
Quindi dicevamo, Arista, santa donna, ha voluto essere ben presente a ‘coinvolta’ (per lo meno ai limiti di quanto le fosse possibile) in questa cosa che riguardava la sua intera vita, quindi era seduta al tavolo anche lei.
Tutto il coinvolgimento è stato infinitesimalmente piccolo, ma essenziale, almeno dal mio, e dal suo punto di vista.Così combinati, seduti tutti attorno al tavolo, il padre di Arista ha parlato con lei davanti a tutti e le ha chiesto se lei voleva sposare quell’uomo, che si era presentato a lui chiedendo la mano della figlia, e al quale lui aveva dato il benestare. Tenendo alla felicità della figlia, voleva sapere se anche lei voleva sposarlo, prima di dare il consenso definitivo avanti a testimoni ospiti e religiosi.
Arista ringrazia il padre del privilegio concessole
Dopo il sì di Arista hanno iniziato con tutte le formule di rito, le spiegazioni dei doveri di un buon marito in lingua araba e poi in lingua indonesiana fino alla consegna finale del Buku Nikah, un librettino delle dimensioni di un passaporto che testimonia il fatto che i due sono sposati.
Già perché in Indonesia ci sono delle regole scellerate sui matrimoni e la documentazione relativa.
Ad esempio, al momento del matrimonio i due sposi devono dichiarare la religione a cui appartengono, Ateismo e Agnosticismo non sono accettati come risposta. I due devono essere della stessa religione. Se non sono della stessa religione uno dei due deve convertirsi e fare una dichiarazione scritta di rinunciare (e rinnegare) la sua religione. Al massimo un uomo musulmano può sposare una donna Ebrea o Cristiana dichiarando che sposa una Donna dei Libri, ad indicare che la religione di lei condivide le stesse radici storiche e culturali dell’Islam, ma deve anche dichiarare che i figli verranno cresciti come vuole la tradizione islamica. Se i due si sposano con un rito diverso da quello musulmano devono fare due cerimonie, una nel luogo religioso di appartenenza e una all’Ufficio del Registro Civile. Se invece, come in questo caso, si sposano secondo il rito musulmano, basterà una sola cerimonia fatta dove più gli aggrada e al termine della quale viene consegnato loro questo libretto che funge da certificato di matrimonio sul territorio indonesiano.
Altre due note altrettanto scellerate che centrano meno ma sono comunque in argomento: gli ospedali possono rifiutarsi di far partorire ragazze madri (senza il ‘libretto’) e in effetti lo fanno spesso, e bambini figli di padre ignoto incontrano enormi complicazioni per l’ammissione a scuola.
Tornano a noi, i due sposi avevano dunque il loro bel libretto con cui si sono fatti fotografare in diverse pose. I due religiosi hanno fatto battutine per sciogliere la tensione del tipo, mi raccomando controllate che sul libretto la foto di vostra moglie e marito siano giuste, che non siate stati sposati per errore con qualcun altro a cui tutti, me compresa, hanno riso in segno anche di cortesia.
Ed eccolo lì, il gran simpaticone della battuta subito che prosegue ah! Come sono divertente! Anche la straniera elegante mi capisce e ride.
Mi infastidisce essere al centro dell’attenzione e oltre tutto ritengo davvero maleducato esserlo al matrimonio di un'altra persona.
Ma quello e’ stato il meno, il peggio e’ arrivato dopo quando ci sono state scene come quella dell’altra sorella di Arista che davanti agli invitati e alla sposa dichiarava apertamente che la più bella della festa ero io.
Ma dico! Non si fa! Ma come diavolo è possibile che non sia una cosa orribilmente maleducata dire una cosa del genere davanti alla sposa!! Non li capiro’ mai…
Dopo le foto con i libretti, gli sposi si sono alzati e la sposa ha salutato il marito per la prima volta portando la mano di lui alla sua fronte e chinando la testa,
poi si sono nuovamente seduti e girando in ginocchio per la stanza la sposa ha salutato tutte noi ragazze e parenti del ‘supporting team’ le più ‘onorevoli’ con il salim, le altre con baci sulle guance.
Io e la sorella maggiore di Arista piangevamo come fontane.
Dopo essersi nuovamente cambiati d’abito ai due sposi e’ toccata l’infinita serie di foto con i tipici (in Italia, come in Indonesia) fotografi stressoni a indicare pose e atteggiamenti da assumere e ad urlare Foto con i parenti della sposa! Foto con gli amici dello sposo! E via dicendo…
Poi il marito di Arista e’ tornato a casa sua perché anche lì c’era la festa di matrimonio (mica se ne può fare solo una… non sia mai! Come rinunciare a un’occasione così? Vorrete mica far litigare i due sposi e relative famiglie il giorno stesso delle nozze? No, ci sono 2 sposi, si fanno 2 feste.)
Nel frattempo i due tendoni nel giardino della casa di Arista si erano riempiti di ospiti che, seduti ai tavoli, appena arrivati ricevevano un piatto di riso con carne e verdura per uno spuntino, una bottiglietta di tè freddo a temperatura ambiente, e avevano libero accesso a vari contenitori posti sui tavoli contenenti sigarette, dolcetti e snack vari.
Ora, a queste feste di matrimonio, si possono portare regali di vario tipo. Solitamente alcuni amici della sposa portano cose tipo lenzuola e asciugamani e tutti gli altri soldi o sigarette.
La praticità, unita alla svogliatezza di comprare un regalo, hanno la meglio e quindi quasi tutti portano soldi.
In tutte le feste i padroni di casa tengono un quadernino su cui scrivono il regalo portato da ogni invitato, e per questo se si regala una busta con dei soldi si scrive il nome di chi fa il regalo sulla busta.
Il motivo è semplice. Quando gli organizzatori di questa festa verranno in futuro invitati ad una festa tenuta da uno degli attuali invitati sapranno come regolarsi a riguardo dell’importo del regalo.
In realtà questa tecnica credo abbia delle eccezioni ben precise, perché non credo che se un giorno ci costringessero a fare un’altra festa a casa nostra i nostri dipendenti potrebbero ricambiare i regali, così come dubito che li ricambino a Kris.
Comunque, tonando ai regali di Arista, c’era un banchetto in cui le bambine raccoglievano i regali veri e propri, incartati in carta da regalo ma senza fiocco, e davano in cambio un scatolina contenente una candela di cera a forma di rosa come ricordino/bomboniera della festa.
Chi portava le stecche di sigarette, per lo più amici del padre, li consegnava invece direttamente al papà di Arista all’arrivo.
Le buste di soldi vengono invece consegnate quando si va via dalla festa, cioè dopo aver mangiato il piatto di riso ed essere rimasti un tempo variabile, tanto più lungo quanto e’ maggiore il legame con gli sposi, a guardare lo spettacolo e chiacchierare con gli altri ospiti. Vengono passate di mano in mano mentre si da la mano per salutare, come quando si da’ la mancia al facchino degli alberghi per capirci.
Arista quel giorno ha passeggiato fra i tavoli dalle 7 alle 2 di notte a raccogliere buste. Ne aveva una miriade, ogni 5 minuti doveva rientrare in casa a svuotare le mani piene di piccole bustine arrotolate. La festa se l’e’ ben ripagata e direi proprio che si e’ anche messa da parte un bel gruzzolo!
Tutti, ma proprio tutti, hanno portato buste. Addirittura alcuni che non sono potuti venire di persona alla festa le hanno fatte arrivare tramite altri invitati. Tantissimi nostri dipendenti hanno chiesto anticipazioni sullo stipendio per poter fare il regalo alla festa.
Io, Arista e Yanti
Mentre il padre di Arista raccoglieva stecche di sigarette e lei le buste c’e’ stato uno spettacolo sul palco montato per l’occasione.
Non e’ stato il Dangdut, dal momento che la festa era a casa della sposa e la famiglia abbastanza religiosa. Ma nonostante questo i ragazzi della fabbrica chiedevano a ripetizione che venissero cantate canzoni Dangdut all’uomo e alla donna che invece avrebbero dovuto fare uno spettacolino misto di canzoni e battute divertenti.
A un certo punto della serata le studentesse di ballo di Arista (nel tempo libero insegna una danza tradizionale alle bambine della zona) si sono esibite nella loro danza tutte truccate e acconciate da bamboline e con uno stuolo di bimbi che le guardava dal basso del palco con ammirazione e stupore.
Verso le due di notte la sposa e i pochi rimasti (noi abbiamo ceduto prima) si sono trasferiti a casa del marito.
Piu' che altro e' stata una cosa simbolica, la moglie portata dal marito, perche' in realta' i due dopo un po' sono tornati a casa della sposa, dove vivranno, seguiti dagli ospiti rimasti.
Qui c'e' una sorta di regola, La figlia piu' piccola, in questo caso Arista, eredita la casa dai genitori e quindi il marito si trasferira' a casa della famiglia di lei. In cambio i due giovani sposi si prenderanno cura dei genitori di lei quando saranno anziani.
C'e' anche una cerimonia tradizionale per questa occasione, che ci pentiamo di non aver visto ma si e' tenuta davvero troppo tardi.
A casa della sposa, su uno dei pilastri che sostiene il tetto (storicamente i pilastri di una casa hanno una grande importanza simbolica oltre che strutturale), all'inizio della festa di matrimonio viene appeso un sacchetto. Tutti gli ospiti portano delle monetine e le mettono in questo sacchetto.
Quando i due sposi tornano dalla casa del marito dove la sposa e' stata simbolicamente portata, un anziano del villaggio prende il sacchetto delle monetine, alle quali sono state mischiate noccioline e piccole cibaglie simili, e le lancia per terra, nel piazzale antistante la casa. I bambini raccolgono le monetine e le ragazze raccolgono e mangiano le noccioline che si dice diano giovinezza alla pelle.
Il significato simbolico di condividere con il villaggio la ricchezza della casa che e' stata lasciata in dote, conclude il matrimonio.
Io invece, vi lascio con queste foro di Arista...
La lunga coda di Gelsomini veri oltre a profumare per tutta la serata e' davvero un bel peso da portare in giro per una notte intera!